ROMAGNA TIN BOTA
Case che portano, come una cicatrice, il segno fin dove l’acqua è arrivata, strade dove i soli mezzi che hanno accesso sono militari o della Croce Rossa e se ci passi a piedi hai la sensazione di percorre le vie di una città fantasma, di un luogo che fu. C’è chi appende cartelli in cui si dichiara disponibile ad acquistare le auto alluvionate, chi comincia a contare i danni e chi ringrazia i volontari giunti da tutta Italia, isole comprese. È una corsa contro il tempo, dicono gli addetti della Croce Rossa, una corsa per liberare interi paesi e intere città dal fango prima che indurisca troppo o prima che piova ancora.
Duplice dunque l’emozione, da una parte l’angoscia davanti alla distruzione, alla desolazione, al disastro dall’altra l’orgoglio di essere parte di un popolo che, quando il bisogno chiama, dimentica nord e sud, schieramenti, ideologie e religioni, se non per pregare, e corre in aiuto da ogni dove portando con sé una bandiera sola: quella della solidarietà. Grazie ancora a chi c’è stato, a chi è partito il giorno dopo e chi partirà ancora per la Romagna, terra ferita che tutti amiamo, terra di gente che sa tener botta.